La pittura rupestre e il paesaggio

In Anatolia centrale, in uno scenario naturale unico al mondo, si è sviluppato il progetto con lo scopo di studiare il patrimonio pittorico delle chiese rupestri disseminate in una moltitudine di siti, quali Avcılar (Göreme), Çavuşin, Uçhisar, Ürgüp, Cemil, Şahinefendi e Soğanlı, e di valli, tra cui Güllüdere (valle delle Rose), Kızılçukur (valle Rossa), Gömeda, e altri. In questi luoghi, nel territorio a ovest di Nevşehir, il paesaggio assume forme metamorfiche. In un susseguirsi di valli, tra piccoli appezzamenti di terra coltivati e orti, i banchi rocciosi e le ripide falesie cedono il passo a fitti coni, i “camini delle fate”, frutto dell’erosione del vento e dell’acqua. Qui si annida un habitat rupestre fatto di chiese e spesso dipinte, di monasteri, ma anche di insediamenti abitativi, spazi di lavoro e produzione.

Nel corso delle perlustrazioni nella regione sono state studiate le pitture di un centinaio di chiese scavate nella roccia con una metodologia di ricerca interdisciplinare che, integrando gli studi di carattere storico-artistico con quelli di natura tecnico-scientifica, insieme ad una specifica documentazione visiva (fotografie, grafici, video, mappature e rilievi 3D), consente di indagare i dipinti murali sotto il profilo dell’iconografia, dello stile, della tecnica d’esecuzione e del loro stato di conservazione.

Banca Dati​

Cappadocia. Arte e habitat rupestre

La Banca Dati contiene i dati emersi dagli studi e dalle indagini sistematiche condotte in Cappadocia su chiese rupestri, insediamenti monastici, agricoli e residenziali. Raccoglie, gestisce e rende disponibili dati di natura multiforme – immagini, piante, grafici, mappature e video – per divulgare la conoscenza integrata dei dipinti murali riconsiderati all’interno del loro contesto rupestre e riletti sulla base di studi di carattere storico-artistico e di natura tecnico-scientifica.

I dati sono fruibili attraverso quattro motori di ricerca dedicati all’architettura scavata, agli arredi di uso liturgico e non, agli apparati pittorici, con particolare attenzione ai soggetti iconografici e ai motivi decorativi, e ai risultati delle indagini scientifiche volte alla comprensione dei materiali e delle tecniche artistiche.

La Banca Dati è stata realizzata in collaborazione con il CNR (ISTC – ITABC).

Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Benetton

L’edizione 2020-2021 del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino della Fondazione Studi e Ricerche Benetton è stata dedicata alle valli di Güllüdere e Kızılçukur (la Valle delle rose e la Valle rossa). Il sigillo del Premio è stato affidato a Maria Andaloro, ideatrice e direttrice della missione dell’Università della Tuscia che con le attività di conoscenza, conservazione e valorizzazione «sviluppa nelle valli della Cappadocia un lavoro capace di coniugare lo sviluppo e la trasmissione costante di attenzioni e saperi con la crescita di uno sguardo sul paesaggio in chiave di appartenenza e di responsabilità».

Al premio sono collegati il film documentario “Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia”, la mostra “Cappadocia. Il paesaggio nel grembo della roccia” allestita nell’antica Chiesa di Santa Maria Nova, a Treviso dal al 24 ottobre al 10 gennaio 2021 e il volume Güllüdere e Kizilçukur: la Valle delle Rose e la Valle Rossa in Cappadocia, Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2020-2021, XXXI edizione, a cura di P. Boschiero, L. Latini, Treviso 2020.

Cammino di Pasolini in Cappadocia

Il ‘Cammino di Pasolini in Cappadocia’ è una linea di ricerca e di attività culturali del progetto della missione dell’Università della Tuscia in Cappadocia che ha come punto di snodo Medea, il film che il regista, poeta, storico e critico d’arte, pittore, intellettuale di punta Pier Paolo Pasolini gira fra Göreme, Uçhisar, Çavuşin, Ortahisar nel giugno del 1969. Protagonista, Maria Callas, produttore, Franco Rossellini. In Medea Pasolini raccorda la narrazione mitica ai paesaggi della Cappadocia, situa Ea, la capitale della Colchide, nell’area che oggi è l’Open Air Museum a Göreme; situa la reggia del sovrano Eeta negli spazi delle chiese scavate nelle rocce circostanti; situa le scene all’aperto nei campi o fra i calanchi, le rupi, le terrazze labirintiche delle valli che si rincorrono entro i confini dello stesso territorio.

La rete dei ‘luoghi pasoliniani’ in Cappadocia coincide esattamente con l’area in cui svolge la survey la missione, il cui baricentro è la Tokalı Kilise insieme alle altre 34 chiese scavate e dipinte dell’area dell’Open Air Museum e a quelle sparse nelle valli. Fin dagli esordi della missione, tale coincidenza di luoghi e percorsi ha alimentato in noi uno sguardo parallelo e sviluppato un pensiero in armonia con Pasolini sul carattere eccezionalmente peculiare e perturbante del paesaggio cappadoce, quel paesaggio che dal regista poeta viene piegato a un’interpretazione di tale densità da elevarlo al ruolo di vero e proprio coprotagonista del film, accanto a Medea.

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